La partita per il futuro di Tim è agli sgoccioli. La scelta finale è attesa per oggi ed il Consiglio di amministrazione è chiamato a prendere una scelta su Kkr. E’ iniziata venerdì alle 14, infatti, la doppia seduta del board di Tim e degli advisor, una fase definita “induction”, in vista dell’ipotetico passaggio finale di domenica, quando saranno discusse le delibere. Il primo incontro è terminato venerdì sera alle 22 ed è ripreso ieri, nuovamente, alle 14. Sul tavolo la proposta del fondo statunitense Kkr per la NetCo. Questo weekend occhi puntati su Tim, in particolar modo dopo la comparsa di Merlyn Companions, il fondo lussemburghese che a sorpresa, la settimana scorsa, ha deciso di presentare un’alternativa all’offerta vincolante di Kkr. Resta da scoprire se la scelta definitiva di Tim verterà sul fondo statunitense, opzione appoggiata anche dall’esecutivo italiano, nel qual caso i giochi si chiuderebbero oggi. La partita continuerà con delle proroghe se non sarà raggiunto un verdetto. In ogni caso, la deadline è prevista per l’8 novembre.
La prima fase vedrà al vaglio l’offerta vincolante di Kkr e quella non vincolante di Sparkle, seguirà poi la deliberazione di oggi. Il fondo statunitense ha posto sul tavolo 20 miliardi di euro per la NetCo, con la possibilità di consegnare il 20 per cento al Tesoro. Tuttavia, advert opporsi sin dall’inizio, è stato l’azionista di maggioranza, Vivendi. Il colosso francese delle telecomunicazioni ha il 23,7 per cento di Tim e non ha mai celato il proprio scetticismo sulla cessione della rete fissa. Vivendi si trova in disaccordo specialmente sulla quota di valutazione della rete, che per il gruppo francese si attesta advert oltre 30 miliardi di euro. Come anticipato, si è aggiunto un altro protagonista nella vicenda: si tratta della lussemburghese Merlyn, che propone un piano “alternativo” e “allineato alla visione del governo e massimizza il valore per tutti gli azionisti e stakeholder del gruppo salvaguardando l’occupazione, l’esecuzione del Piano nazionale di ripresa e resilienza e gli interessi del Paese e dell’agenda digitale”, secondo quanto scritto in una lettera diretta al ministero dell’Economia e delle Finanze. Il piano, denominato “TimValue”, esclude la vendita della rete e punta sull’uscita di Tim dalla divisione Client. In particolare, il piano valuterebbe la cessione del 67 per cento di Tim Brasil per 7 miliardi di euro, e di Tim Client per 9 miliardi di euro, quindi si parla complessivamente di 16 miliardi di euro.
Il fondo lussemburghese di Alessandro Barnaba e dell’ex supervisor di Tim, Stefano Siragusa, risponde ai dubbi circa la possibilità che il piano alternativo venga preso in esame e mette nero su bianco la sua parte in Tim, pari a “200 mila azioni ordinarie”, a cui vanno sommate le “703.280 azioni ordinarie” di “proprietà dell’ingegnere Stefano Siragusa, a lui assegnate dalla stessa Tim S.p.A.”. Il totale delle azioni complessive ammonta a circa 900 mila, equivalente quindi circa allo 0,006 per cento del capitale sociale di Tim. Merlyn ribadisce che la sua quota è inferiore al 3 per cento e reproduction, a chi continua a mostrare diffidenza, che “non è compito della società verificare le quote, ma ascoltare gli azionisti. Quello che stupisce è che la società si rifiuti di ascoltare le idee degli azionisti grandi o piccoli, nonostante questo sia previsto dal codice di engagement della società pubblicato sul sito”. L’offerta per il Client, però, per ora non ha convinto gli analisti. Merlyn, dal canto suo, ha chiesto un incontro con il dicastero dell’Economia e delle Finanze, ma il governo sembrerebbe non essersi scostato dall’appoggio all’offerta di Kkr. “Aspettiamo e vediamo”, è stata la risposta del ministro dell’Economia e delle Finanze, Giancarlo Giorgetti.
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